Cristina Garzone
Cristina Garzone nasce a Matera e risiede a Firenze, si dedica da anni alla fotografia amatoriale con predilezione per il reportage. Nel 2000 approda al “Centro Sperimentale Di Fotografia” di Prato, dov'è nata la sua passione per la fotografia affinando l’aspetto tecnico di questa disciplina, nonchè il linguaggio di questa arte. E' socia del Fotoclub “G.F. Il Cupolone” BFI-CAFIAP di Firenze.
Invitata a partecipare a competizioni fotografiche italiane ed estere, ha riscosso negli anni innumerevoli e prestigiosi riconoscimenti fra cui il 1°Premio nel prestigioso Concorso "3° Emirates Photographic Competition" in Abu Dhabi nel 2010. Le sue mostre personali hanno fatto parte di manifestazioni ufficiali in tutta Italia e all’estero; è invitata, in veste di giurata, in concorsi con patrocinio nazionale ed internazionale; le sue foto sono apparse su copertine di riviste e pubblicazioni varie, altresì inserite in monografie di varie argomentazioni. Sue immagini hanno partecipato ai successi della nazionale italiana di fotografia nelle competizioni Internazionali della Fiap, precisamente: Ad Andorra nel 2005 ha fatto parte della squadra Italiana che vinse il campionato del mondo, ad Aprile 2010 una sua foto ha fatto parte della squadra nazionale a cui è stata assegnata la medaglia d’oro per il portfolio “Gli Sguardi dei Bambini del Mondo” a Dundalk in Irlanda. a Singapore 2011, gran premio per il 60° anniversario della Fiap “Les enfants du monde”; nel 2011 in Belgio, una sua foto ha fatto parte della squadra vincitrice della 26° Coppa del Mondo per immagini proiettate; nel 2012 Medaglia d’oro nella 31ma edizione “Biennal B&W” in Spagna; nel 2013 in Lussemburgo, conquista la medaglia d’oro nella 27° Coppa del Mondo per immagini proiettate “Modern Architecture”; nel 2014 in Italia, Coppa del mondo per immagini proiettate “Amicizia e solidarietà”; nel 2015 in Indonesia, medaglia d'oro 28° edizione di “Projected Images biennal” dove, singolarmente, una sua immagine meritò la medaglia d'argento individuale. Nel Dicembre 2016 col suo club “IL Cupolone” ha conquistato la medaglia di Bronzo ed un premio individuale nell’ 11° FIAP Club’s World Cup.
Recentemente ha conquistato il Grand Prize nell’8a edizione dell’ “Emirates Award of Photography” in Abu Dhabi, prima assoluta fra 8500 partecipanti di 58 paesi con 36000 foto in concorso con il portfolio “Pellegrinaggio a Lalibela”. Nel 2014 la Rivista “DOVE” Del Gruppo Rizzoli Corriere della Sera, pubblica una sua foto realizzata a LALIBELA.
Nel 2010 le è stata conferita l’onoreficenza AFIAP (Artiste de la Federation Internationale de l’Art Photographique) e, nel 2011, ha conseguito l’onoreficenza di EFIAP ( Excellence FIAP ). Nel 2011 la FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) le ha conferito l'onorificenza di AFI (Artista della Fotografia Italiana). Nel 2013 le è stata conferita l’onoreficenza di EFIAP/b, mentre nel 2015 le è stata conferita l’onoreficenza di EFIAP/s. Dal 2013 al 2016 ha ricoperto la carica di Vice Presidente del G.F. IL CUPOLONE BFI-CAFIAP di Firenze. Dal Dicembre 2015 è entrata a far parte della GPU “ GLOBAL PHOTOGRAPHIC UNION “ e le è stata assegnata l’onoreficenza 3 CROWNS e VIP 3. Nella 1° Edizione “Albenga International Photography” del 2014 è stata la principale autrice con due sue mostre personali, in quell’occasione le è stato conferito il premio Zonta International Club di Alassio, mentre nella seconda edizione di “Albenga International Photography” del 2016 è stata nominata Direttore Artistico della manifestazione. Nel Maggio 2016 è stata invitata con una sua mostra personale alla più importante manifestazione fotografica Svizzera “Photo Muensingen 2016”, e sempre ad Ottobre 2016 ha inaugurato una sua mostra a Salisburgo (Austria). Nel Febbraio 2017 ha conseguito l’onoreficenza EFIAP/g.
Ad Ottobre 2015 una sua immagine è stata scelta per fare parte della 1° Mostra delle autrici Mondiali con onoreficienza FIAP “Fiap Females Photographers” tenutasi a Muscat in Oman, dove è stata invitata come ospite d’onore per rappresentare la Nazionale Italiana. Le sue immagini, che sono state proiettate nell’Aula Magna dell’Università di Muscat ai fotografi Omaniti, fanno parte di reportage dei recenti viaggi in Laos, India, Nepal, Cina, Vietnam del Nord, Birmania, Uzbekistan, Kirghizistan, Tajikistan e Etiopia, Paesi ancora abitati da tribù di varie etnie.
Quanti hanno esperienza di viaggi in questi luoghi, sanno benissimo che occorre molto spirito d’adattamento, sia per l’alloggio che per il cibo; c’è molta povertà e le poche risorse sono rappresentate dall’agricoltura, pastorizia e dal nascente turismo. L’unica abbondanza è l’umanità e la serenità che insegna, a noi occidentali, come dovrebbe rapportarsi con l’esistenza.
In una sua recente intervista, ha spiegato così la sua fotografia: “Quello che mi è sempre piaciuto ritrarre con i miei scatti sono le persone, che si trovano nel loro ambiente dove vivono, lavorano, studiano, pregano etc., per riuscire in questo, ho bisogno di avvicinarmi con pazienza ed umiltà e provare a stabile un rapporto amichevole con i soggetti, farli sentire sempre a loro agio, cercando di catturare la loro migliore espressione, che poi è sempre quella più naturale, nella loro dignità e mai nelle tragedie. “
L’occhio attento del fotografo spazia in quelle realtà tanto diverse dalle occidentali, ne carpisce i segni in virtù del proprio vedere e sentire l’umanità, piega colori ed espressioni al volere del suo essere reportagista conferendo, al proprio lavoro, non solo valenza estetica, ma anche e principalmente contenutistica e descrittiva, capace di parlare all'anima e sempre in funzione della buona narrazione fotografica.
L’accostamento del colore in ogni sua eccezione nei vari contesti etnici, sono gli elementi che motivano Cristina Garzone a continuare la ricerca di nuovi particolari di vita quotidiana nel segno della buona fotografia.
Nei propri reportage predilige usare fotocamera Canon Eos 5D Mark iii e Canon 6d ed obiettivi 24-70mm f 2.8 , 50mm. f 1.4, 85mm f1.8 e 70-200mm f 4.
www.cristinagarzone.it
garzonecristina@gmail.com
OMO RIVER: IL CUORE ANTICO DELL’AFRICA NERA
Di Cristina Garzone
Il titolo della mostra subito ci proietta nella realtà di un popolo, della gente che vive la valle dell’Omo, di cui si hanno cenni soltanto dal 1896, ove le tecnologie non esistono, dove frequenti carestie lasciano segni profondi in quelle popolazioni, dove il fiume Omo è molto più di una sola ragione di vita. La mostra è composta di foto dense di significati e simboli, partecipazioni di persone che sono la continuazione di una storia arrivata ai nostri giorni tramite ed attraverso l’alternarsi di vicende temporali avvenute sotto il cielo etiopico. Il lavoro che è svolto intrecciando motivi diversi forma un “unicum” prezioso, facendo dell’Autrice un fotografo-narratore che ha saputo cogliere momenti di suggestione sottile, così il valore che scaturisce dalla fusione coerente di ogni componente è elevato e in piena corrispondenza con le sue soluzioni espressive. A questa genesi creativa appartiene il semidiario di cui al titolo e lo si evince osservando la successione delle opere in mostra sottolineata da suggestivi e cospicui fregi, sia formali che contenutistici, che sono poi in concreto la cifra stilistica dell’autore.
Visionando le opere si nota prepotentemente a cosa ha mirato la Garzone nella sua indagine fotografica. Sicuramente il paesaggio l’avrà affascinata come i particolari non certo secondari in un’analisi raffinata, entrambi i temi sono però raccolti in pannelli a sé stanti, quasi enucleati dal suo dire fotografico fatto d’indagini e di situazioni rappresentati con molto effetto presenza la “Gente” la cui espressione diviene metafora di vita, quella pregressa e quella futura. I poveri mestieri, i gesti abitudinari formano il quadro della vita di villaggio popolato da giovani donne dai bei volti, dall’enigmatico guardare e dai corpi agili e scattanti, dai seni scoperti pronti ad allattare per molto tempo figli di ogni statura infantile, gli ornamenti sono poveri gioielli tramandati nelle discendenze.
Vi è raffigurata anche l’opera svolta nei così detti “pozzi cantanti” dove persone con i secchi in mano compongono una catena umana estrattiva, atta a portare in superficie l’acqua cantando e parlando in modo da formare indicazione di sollievo per i pastori di passaggio in quella zona.
La mostra è finemente raffigurata non che permeata da significazioni tipiche di un obiettivo al femminile e l’Autrice, disinvolta nella sottesa delineazione espressiva, riesce a mostrarci con freschezza ariosi scenari in cui domina incontrastata la natura, ma allo stesso tempo anche ed efficacemente, la partecipazione reale del transito del genere umano.
La grande immediatezza esecutiva dell’insieme formato da realtà e bello fotografico è espressa, evidentemente, sì col diretto contatto avuto con quella natura unica, ma pure con quegli abitanti e, maggiormente, con i voluti effetti narranti secondo una scelta precisa, indubbiamente questi sono tutti ingredienti caratterizzanti e qualificanti la ricercata visione poetico/reportagistica di Cristina Garzone.
Carlo Ciappi