Paolo Maggiani
https://paolomaggianiph.wixsite.com/paolo-maggiani
Perché e come ho iniziato a fotografare:
Paolo Maggiani, La sua fotografia attenta all’analisi dei particolari che sfuggono all’occhio; attraverso personali inquadrature e prospettive, mette in risalto le forme, i colori e i loro contrasti e/o armonie. Egli è attento alle vicende umane che da sempre accompagnano gli uomini apuani in stretta simbiosi con il paesaggio dintorno e le peculiari cave di marmo. Con la sua paziente presenza riesce a cogliere le sfumature degli scenari naturali e urbani e il loro rapido modificarsi causato dall’evolversi della luce nel ciclo diurno e stagionale. Egli riesce a impressionare sulla pellicola complicati bilanci di colore nel tramonto o nell’alba, nel passaggio dal regno del sole a quello della luna o viceversa. V’è nelle sue fotografie un qualcosa di primordiale e di essenziale che rivela l’essere più profondo delle cose, conferendogli una vera e propria vita specifica e un valore inestimabile; dalle sue visioni prospettiche viene messa in risalto la relazione che le lega, facendo apparire in un tutt’uno armonioso il mondo che siamo soliti vedere come disarticolato, integrando tra loro lavoro umano e natura. R.M.
Osservando le fotografie di Paolo Maggiani ho una duplice, forte sensazione, sono antiche e moderne. Antiche nel senso che riproducono situazioni di sempre, spettacoli che la natura ci offre instancabilmente e da sempre sono fonte di ispirazione per le più diverse forme d'arte. Eppure sono anche moderne, per la luce particolare che le attraversa, calda e rassicurante,una luce che sembra volerci accompagnare più in la di dove si posano i nostri occhi. Solo in apparenza sono prive di elemento umano, perché lì dentro ci siamo noi, sospesi tra gli alberi, leggeri nel cielo o accarezzati da quel mare. Ecco, la modernità ci ha dato strumenti utili per ottenere tutto questo, ma solo una sensibilità antica poteva restituirci un risultato così completo. Questo è il bello delle fotografie di Paolo, perché così siamo noi, un intreccio dei due elementi che ci accompagna per tutta la vita. Antico e Moderno e l'uno senza l'altro non ci darebbe la giusta luce. Marella Mancini, Red. de “L’espresso” – Ricerca fotografica
“...Nella raffinata sequenza di tavole, raffiguranti, per lo più, porzioni di pareti rocciose, si assiste al passaggio da un enigmatico naturalismo a una sorta di estremo realismo sconfinante nell’astratto.
Qualcosa di efficacemente espressivo è presente in queste pietrose fattezze che appaiono estranee quanto complici, ignote quanto conosciute. Le rocce, ovviamente, nulla dicono: è l’artista a farle parlare (cioè ad aprire la via non di una vera e propria grammatica, ma di un peculiare criterio di senso) e, con partecipe sapienza, a consentire loro di emergere non soltanto quali oggetti osservabili, ma quali vere e proprie fisionomie, fino a sconfinare in un’astrattezza davvero vivida. E poetica, senz’altro, secondo le cadenze di un elegante bianco e nero che non abbandona mai l’osservatore coinvolgendolo in un’appassionante ricerca.”
Marco Furia sulla fotografia di Paolo Maggiani in “Quanti di poesia”, antologia a cura di Roberto Maggiani, Ed. L’Arca Felice, Salerno, 2011
Il suo percorso artistico, è caratterizzato dall’essere spesso condiviso con il fratello Roberto M. (www.robertomaggiani.it, www.larecherche.it ), così che nei progetti fotografici, mostre e libri si assiste ad un’integrazione tra fotografia e poesia.
Riconoscimenti ottenuti nel campo della fotografia:
Paolo Maggiani al White Carrara Downtown 2018 con il suo ultimo progetto “FORME di marmo, di acqua, di luce”
( https://www.fondomalerba.org/paolo-maggiani-al-white-carrara-downtown/ )
FONDO MALERBA per la FOTOGRAFIA (2015-2017): Paolo Maggiani -
E' rientrato nell' Archivio del Fondo Malerba per la Fotografia di Milano, catalogo delle tendenze fotografiche artistiche contemporanee, nelle selezioni 2015 come Autore con il progetto “Marmo in Guerra”, 2016 con il progetto “SpectraFire”, 2017 con il progetto “Forme di: Marmo Acqua Luce”.
( http://www.fondomalerba.org/archivio/autore/paolo-maggiani/ )
IN THE ART WE TRUST
2° premio concorso “Pick Your MuSA” ed. 2016, tra i 100 scatti più votati che hanno formato la mostra multimediale IN THE ART WE TRUST. A cura di MuSA, ideatre60, Promo PA Fondazione, Camera di Commercio di Lucca, PhotoLux, Fondazione Italiana Accenture, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
L'ESPRESSO Fotografia (2015): “SpectraFire: Paolo Maggiani fa ballare la luce” - ( http://espresso.repubblica.it/foto/2015/10/22/galleria/paolo-maggiani-fa-ballare-la-luce-1.235699#1 )
MILANO PHOTOFESTIVAL, SPAZIO TADINI (2015): “SpectraFire”
( https://issuu.com/aprocacciante/docs/photofestival_2015_aut_def_09_09_we/48 )
CORRIERE FIORENTINO (2014): “Marmo in Guerra”
( http://corrierefiorentino.it/fotogallery/2014/07/cave/marmo-guerra-223540226810.shtml#1 )
Copertine delle Ed.Seat-PagineGialle:
TuttoCittà
della provincia di PISA, 1° premio del Concorso Passione Italia – Fiaf, ed. 2010 - 2011 con la fotografia “Teatro del silenzio” foto che riprende in una particolare atmosfera mattutina il teatro del silenzio istituito da Andrea Bocelli, con un particolare riflesso nel laghetto dovuto alla presenza di una scultura firmata da A.Pomodoro.
PagineGialle
della provincia di LUCCA, 1° premio del Concorso Passione Italia – Fiaf, ed. 2010 - 2011 con la fotografia “L'ammaestratore” foto che congela un singolare gesto del capocava delle Cervaiole mentre dirige le operazioni di distacco di un blocco dalla bancata effettuato con una benna.
PagineBianche
della provincia di MASSA-CARRARA, 1° premio del Concorso Passione Italia – Fiaf, ed. 2011 - 2012 con la fotografia “Colonnata” in cui il paese ripreso dall'alto con alle spalle le cave di Gioia, sta per scomparire in un ultimo raggio di sole al tramonto.
Titolo del lavoro presentato:
MARMO IN GUERRA
Descrizione del lavoro presentato:
“Marmo in Guerra”
Mostra fotografica e Libro
fotografie di Paolo Maggiani - liriche di Roberto Maggiani
Abstract del Progetto:
Fotografie realizzate sulla LINEA GOTICA alla ricerca delle tracce dell’ultima guerra mondiale.
Cannoneggiamenti, bombardamenti, mitragliamenti, scontri i cui colpi le schegge i proiettili hanno lasciato la loro impronta su monumenti di commemorazione ai caduti nella PRIMA GRANDE GUERRA, ma anche su fontane e pievi in marmo.
Ferite impresse che sono ancora oggi visibili sulle superfici di un marmo che si è trovato ad essere testimone di una SECONDA cruenta GRANDE GUERRA.
Oggi rappresentano un monito, amplificano il messaggio e sottolineano il ricordo che questi monumenti rappresentano.
(Paolo Maggiani)
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La guerra che rievocata dai monumenti commemorativi della 1^ G.M. si ripresenta al loro cospetto ancora più cruenta soprattutto verso le popolazioni civili.
Linea Gotica, le tracce rimaste dell’ultima guerra mondiale, come fossero le tracce rimaste negli animi di chi è stato testimone.
Tanti morti in una prima guerra, commemorati con questi monumenti, non sono stati sufficienti a scongiurarne, di li a poco una seconda?
La scoperta come una rivelazione avvenne a Pietrasanta e Seravezza, nelle vie e piazze cittadine notai queste tracce presenti su stipiti e monumenti.
Era inverno per cui con l’effetto dell’umidità e della pioggia, sul marmo ne erano accentuati difetti e lesioni, non è facile distinguere le tracce a prima vista, potrebbero essere semplice usura del marmo dovuta all’età,
tornando al periodo in cui queste sculture furono poste nelle piazze, ci possiamo immaginare statue di un bel marmo bianco immacolato.
Un marmo (per metafora: la popolazione) ancora ignaro di un destino di lì a venire in cui sarà nuovamente scolpito (metaforicamente: vite e animi di chi è sopravvissuto) brutalmente; e suo malgrado continuando in futuro a commemorare, non più una guerra ma ben due guerre!
(Paolo Maggiani)
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Quanto sono carichi di umani sentimenti questi presidi della memoria: iscrizioni, cippi, monumenti e gli stessi luoghi poiché esiste un vasto e stratificato paesaggio memoriale, che avvolge tutti noi, anche quando non riusciamo a vederlo. E da questi oggetti, con tutti i segni che il tempo e il caso gli cuciono addosso penso sia nato questo progetto fotografico (ed il libro che l'accompagna), che si fonda su un programma tanto semplice in apparenza, quanto foriero di risultati inattesi e importanti.
L’idea iniziale di Paolo Maggiani era appunto quella di rintracciare:
“Cannoneggiamenti, bombardamenti, mitragliamenti, scontri i cui colpi di schegge e proiettili hanno lasciato la loro impronta su monumenti di commemorazione ai caduti nella Prima Grande Guerra, ma anche su fontane e pievi in marmo. Ferite impresse che sono ancora oggi visibili sulle superfici di un marmo che si è trovato ad essere testimone di una Seconda cruenta Grande Guerra. Oggi rappresentano un monito, amplificano il messaggio e sottolineano il ricordo che questi monumenti rappresentano.”
Alla base di questa felice intuizione, c’è un’ammirabile curiosità da flâneur del Maggiani fotografo, Paolo, che ha saputo scorgere segni e spie tra i monumenti di Pietrasanta e Seravezza, che alla maggior parte di noi sarebbero sfuggiti.
Il Maggiani poeta, Roberto, è intervenuto presumibilmente soltanto dopo con la grazia di quei jazzisti che sanno reinterpretare l’arte altrui, con una congiunzione di intenti che ha uno speciale valore artistico. Con il sospetto che forse erano d’accordo da subito, anzi direi “da sempre”, con quell’intesa che solo alcuni fratelli sanno proficuamente esercitare. Sono convinto che questo connubio è servito anche a loro, per rimescolare le carte, i ruoli e le convinzioni, che fotografia e poesia non vivono vite così separate.
Non a caso Roberto parla di poesie «scattate»:
”Ho “scattato” queste poesie guardando attentamente, per due giorni di fila, le fotografie di Paolo, mio fratello, cogliendo in esse un messaggio al contempo ordinario, per quanto riguarda i soggetti, e straordinario, per quanto riguarda la bellezza delle inquadrature e dei dettagli.
Il nitore di questi scatti attualizza il messaggio che i soggetti fotografati rappresentano a partire da quei lontani giorni di inizio e metà Novecento, quando alcuni di essi, mi riferisco in particolare ai monumenti ai caduti, furono realizzati negli anni Venti, poi segnati dagli avvenimenti che videro molti soldati e partigiani a lottare per la libertà delle nostre terre.
Essenzialmente i soggetti fotografati sono di marmo, dunque dal fortissimo valore simbolico: il marmo, il suo biancore, è nascosto sotto la “pelle” della terra apuana proprio come il sangue è nascosto sotto la pelle dei nostri corpi.”
...e Paolo ha giocato d’anticipo, perché le sue sapienti inquadrature hanno saputo vedere con altri occhi ciò che ci circonda, sondare profondità inaspettate, laddove sembra vigere il quotidiano e l’ordinario, con quella felicità di esecuzione, che è poi l’unico vero segreto della Poesia. Allo stesso modo il versificare di Roberto ha riempito di immagini quelle fotografie, in una sorta di archeologia del sentimento umano ai tempi della guerra, studiando le tracce e le impronte del passato, cercando di capire le traiettorie delle vite non meno che quelle dei proiettili (come in Il proiettile: analisi del tiro). La vita non è del resto una questione di balistica? Senz’altro è stato così nel Secolo breve, per quelle generazioni che hanno visto straziate le carni dalla violenza della storia.
Alessio Giannanti (Archivi della Resistenza –