Giovanni Volpe
Perché e come ho iniziato a fotografare:
Architetto ed insegnante, nato nel 1973, ha scoperto la fotografia durante il corso di laurea in Architettura. Abbandonata per una decina di anni, questa passione è riaffiorata nel 2013. Ha voluta perfezionare questa passione frequentando alcuni corsi di fotografia e workshop. Afferma che la fotografia gli permette di rivivere un ricordo, rievocare delle emozioni, immergersi nuovamente attraverso la memoria nei rumori, odori e colori del momento in cui ha scattato. Non si sente un fotografo, ma si definisce un fotoamatore che, con grande passione, giorno dopo giorno cerca di trasmettere con le proprie foto delle piacevoli emozioni a chi le osserva.
Riconoscimenti ottenuti nel campo della fotografia:
- Primo classificato in Abstract Photography Contest 2019 organized by Chiiz.com;
- Finalista al SIPA 2019 Drone Awards 2019;
- 4° postoConcorso Fotografico Nazionale Città di Follonica – 2019 categoria portfolio;
- 1° Classificato Concorso Fotografico Internazionale Antonio e Pierino Ursini 2018;
- Monoawards 2018 Honorable Mention in Architecture;
- Secondo classificato International Photography Exhibition 2018, conducted by Photography club of India (PCOI);
- 1° Classificato concorso OneDayinVenezia settembre 2017;
- Finalista Concorso Fotog.Morciano FIAF 2017;
- 1° Classificato al quinto Concorso Fotografico Gruppo Donatori Val d’Arbia;
- Finalista al SIPA 2015 categoria architettura;
- Ottava edizione del concorso fotografico “Obiettivo Terra” menzione speciale “Madre Terra”;
Titolo del lavoro presentato:
Il cuore di Haiti.
Descrizione del lavoro presentato:
“Ho avuto l’opportunità di vivere in un orfanotrofio per dodici giorni ad Haiti. Dolore, gioia, paura, rabbia, ma soprattutto tanto amore sono alcune delle emozioni che mi hanno donato quei bambini e che ho cercato di catturare in queste immagini.
Questi bambini sono fortunati considerando le condizioni di vita di uno dei paesi più poveri al mondo; i loro bisogni primari sono quantomeno soddisfatti. Nei loro occhi si vede la voglia di vivere, giocare, lottare, ricevere e dare affetto.
Un pallone mezzo sgonfio, uno scivolo arrugginito, una piccola e cigolante giostra sono i pochi svaghi che caratterizzano lo scorrere delle giornate per questi piccoli.
Il sempre presente caldo umido rende ancora più fastidiose le zanzare malariche.
Decine e decine di vestiti tesi sopra le teste di quaranta bambini che scorrazzano nel cortile polveroso.
Il pavimento di una stanza, non più grande di 20 metri quadri, su cui è steso un telo di stoffa è la culla dove i più piccoli dormono.
Questa è la quotidianità in un orfanotrofio di Haiti. Questa è la vita di un bambino “fortunato” di Haiti. Questi scatti sono il racconto, il diario di quei meravigliosi e duri giorni, quando l’empatia che si è creata con quella piccola comunità, mi ha permesso di vivere momenti unici: un sorriso dopo una carezza, un abbraccio, uno sguardo affettuoso, un pianto, la corsa verso di me che portavo loro un pezzetto di cioccolata e tanti altri infiniti ricordi che mai saranno cancellati dal mio cuore.
Un racconto che deve essere ascoltato affinché noi tutti possiamo prendere coscienza di una realtà da noi così lontana.”