Mario Cucchi
Perché e come ho iniziato a fotografare:
Ha lavorato come direttore creativo per numerose agenzie pubblicitarie di Milano.
Ora, con la fotografia, ho trovato un mezzo che mi consente di esprimermi liberamente,
facendo comunque tesoro del mio passato.
Riconoscimenti ottenuti nel campo della fotografia:
• Premio MIA RAM Sarteano, 2019
• Eisa Maestro, Selezione italiana, 2018
• 2nd Photo Award RDV•I, Strasburgo Francia, 2018
• Vincitore Circuito Off Photoluxfestival, Lucca, 2017
• LICC, London, 2015, Finalista
• Metro Photo Challenge, 2013, Primo nella categoria “View”
• IMAFestival, Museo della Scienza e della Tecnologia, Milan, 2012, Primo Premio
• Premio Speciale TINA MODOTTI, Roma, 2009
• Premio Chatwin, Genova, 2009
Titolo del lavoro presentato:
OZONE
Descrizione del lavoro presentato:
OZONE
Pianticelle, rametti, petali, steli, infiorescenze, gemme, corolle, pistilli, fiori appena sbocciati, erbetta ricoperta di neve, foglioline bagnate di rugiada… tutto un minuto, fragile mondo vegetale, che, di esemplare in esemplare, si staglia tremulo ma nitido, al centro di un cerchio, o nel cuore di un buco, dove tutt’intorno le cose appaiono sfocate, incerte, vicine alla cancellazione. Come quando si accostano le punte dei polpastrelli vicino a una pupilla: attraverso il piccolo foro creato dalle dita riusciamo a distinguere un unico oggetto, minuscolo e chiaro, ancora più chiaro proprio perché incorniciato da un’aureola sfocata. È questo il procedimento di Mario Cucchi? No, lui ha utilizzato come obiettivo e filtro delle sue fotografie i tappi di quella miriade di bombolette spray, che tutti noi utilizziamo ogni giorno. Li ha forati e, attraverso quel foro, ha ritratto le innumerevoli piante spontanee che, nell’arco di un anno, ha incontrato passeggiando nel Parco del Ticino, presso Milano. Un parco dove s’incontrano grandi boschi, canali, acquitrini, radure fiorite, magnifici paesaggi fluviali… Ma è chiaro che, se si usa un simile filtro fotografico, quello che poi si mostra è solo l’umile splendore, la delicata e semplice bellezza di un singolo fiore di campo, di un unico, effimero filo d’erba… Perché Cucchi ha scelto di ritrarre in questo modo il mondo naturale? Non certo per un qualche stravagante estetismo, ma per sollecitare una presa di coscienza ambientale: le bombolette spray, infatti, contengono gas CFC, il quale, una volta rilasciato, provoca nella stratosfera una pericolosa regressione dello strato di ozono, che protegge la terra dalle radiazioni solari. E infatti il cosiddetto “buco dell’ozono”, se non controllato e ridotto, potrebbe allargandosi causare un aumento devastante della temperatura globale, e quindi una rapida scomparsa di buona parte delle specie viventi… comprese le splendide, effimere pianticelle ritratte una ad una da Mario Cucchi nella serie Ozone. Ecco perché usare come filtro il tappo delle bombolette spray, fotografare il mondo naturale da un foro che simbolicamente richiama il buco dell’ozono diventa un atto ecologico. Ma con le fotografie di Cucchi non ci troviamo soltanto di fronte a una preoccupata riflessione sull’ambiente. “Credo che avere la Terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”: questa frase di Andy Warhol è stata posta da Cucchi in chiusura di un video, da lui realizzato per Ozone. Cucchi dunque ha preso sul serio la riflessione di Warhol: il suo lavoro infatti nasce da una presa di coscienza di quanto sia divenuto importante oggi, custodire, preservare la Terra, mostrandone la struggente bellezza racchiusa anche nel più modesto dei fiori di campo. Fotografando sempre in bianco e nero le sue effimere creature vegetali Cucchi è riuscito a coglierne l’aura, l’anima, quella animula vagula blandula di cui parlava Marco Aurelio. E così facendo ha fatto del suo lavoro “ecologico” un’ opera d’arte.
Gigliola Foschi