Monica Parisi
Perché e come ho iniziato a fotografare:
Monica Parisi, nata un mercoledì di marzo, tre anni dopo il 1970.
Faccio foto perché farlo mi rende il sorriso.
Apprezzo la velocità e la cosa più veloce che abbia mai visto in vita mia sono le nuvole sopra Londra,
nel corso di una colorata estate passata a cercare di conoscere.
Quando sono in giro mi soffermo a sentire gli odori e le parole che arrivano dalle case e mi piacerebbe poter raccontare della vita attraverso i suoi profumi.
In generale, sono sempre stata attratta dalle parole e affascinata dal tempo che passa accanto.
Sento e uso la fotografia per raccontare questo tempo.
Riconoscimenti ottenuti nel campo della fotografia:
Ho iniziato a partecipare ai primi concorsi nel 2009 per poi arrivare nel 2013 ad uno stop. Oggi riprendo con piccole presenze in mostre collettive e iniziative per mostre personali.
Titolo del lavoro presentato:
Road To Nowhere
Descrizione del lavoro presentato:
Il silenzio rumoroso della gente, l'abbaiare lontano di qualche cane, l’odore pungente della terra avvolta dalla nebbia e il passo impetuoso di un torrente che rinasce dopo 38 anni e insieme, l’inconfondibile sibilo del vento, che a 1452 mt, è freddo, pungente ed impetuoso.
E’una giornata qualunque questa, qui, tra Norcia e Castelluccio; una giornata qualunque, tre anni dopo il 30 ottobre.
Da queste parti, adesso, il tempo sembra scorre lento, con un ritmo dettato esclusivamente dalla natura e dal lavoro di chi caparbiamente è rimasto, di chi con tenacia riparte, degli abitanti di un non luogo che diventa “casa”, in una dimensione in cui casa è, spesso, un modulo condiviso.
MOTIVAZIONI DELLA GIURIA:
Storie personali che finiscono per essere anche quelle di altri, racconti semplici, forti e delicati al contempo, in bilico tra i ricordi di quanto vissuto durante il terribile sisma che il 30 ottobre 2016 devastò l’Italia centrale e la vita che continua nonostante tutto. Tre anni dopo quella data, la fotografa Monica Parisi si è recata nelle zone tra Norcia e Castelluccio raccogliendo le testimonianze degli abitanti rimasti caparbiamente legati, affettivamente ed economicamente, a quelle terre.
Con un linguaggio contemporaneo per l’uso sia di singoli frame che di dittici con l’inserimento di brevi testi, ed un editing fortemente autoriale, “Road to Nowhere”, opera il cui titolo fornisce già una chiara indicazione di senso, è il diario di un quotidiano che si ripete uguale a se stesso, “dove ogni minimo cambiamento è fatica e grinta”, per citare l’autrice.
Susanna Bertoni