Paolo Cecchini
Perché e come ho iniziato a fotografare:
Ricordo che avevo 11 anni (1984) e mio padre mi regalò la mia prima reflex analogica (credo fosse una Nikon) in occasione di una gita parrocchiale a Parigi.
Mi disse: mi raccomando! Fai tante belle foto che voglio vedere la "Città dell'Amore". Io molto piccolo e orgoglioso, Lei(la macchina fotografica) molto grande e complicata. Iniziammo così la Nostra prima ed unica avventura in una Città enorme e magica.
Unica perché durante una pausa nel viaggio di ritorno il nostro pullman fu visitato dai ladri che portarono via tutto. Tornare a casa senza macchina fotografica e, peggio, senza foto! Un'esperienza questa che mi ha segnato/insegnato molto.
Fermare il momento per ricordare è diventato fondamentale.
Riconoscimenti ottenuti nel campo della fotografia:
Al momento nessuno se non l'affetto di familiari e amici.
Titolo del lavoro presentato:
Te lo leggo negli occhi
Descrizione del lavoro presentato:
Te lo leggo negli occhi
"Vuoi partecipare a un progetto fotografico"?
Questo ho chiesto ad amici e conoscenti; avrebbero dovuto inviarmi un selfie, con 2 unici requisiti: indossare la mascherina di protezione contro il Covid-19 e guardarmi negli occhi.
Gli occhi non mentono. Attraverso loro è possibile capire lo stato d'animo delle persone e questo era il mio obiettivo.
Questa pandemia ha tenuto lontani amici e parenti, causando un distacco fisico tra le persone che mai prima d'ora si era provato. Ho pensato che sarebbe stato interessante guardare tutti negli occhi e cercare di capire cosa stessero realmente provando.
Il risultato è stato sorprendente e inaspettato. Gli amici hanno coinvolto i loro amici e gli amici degli amici. Centinaia di foto sono arrivate per mail o messaggio da buona parte del globo a testimoniare che questo virus ha colpito tutti ma ognuno, a suo modo, ha trovato la forza di reagire.
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