Rossana Cintoli
Perché e come ho iniziato a fotografare:
fotografo da sempre, da quando è diventata mia la Kodak Retina III di mio padre, era un passatempo a cui dedicare solo qualche ritaglio di tempo per mantenere i ricordi. Da qualche anno è diventata una passione che si associa ad un'altra passione, quella del viaggio e della scoperta di luoghi e angoli di mondo lontani dal dalle rotte tradizionali. Da questo nascono le mie foto. Dalla voglia di raccontare questi luoghi
Riconoscimenti ottenuti nel campo della fotografia:
Ho vinto diversi concorsi fotografici nazionali e alcune mie fotografie sono state selezionate per la pubblicazione di sui siti web di National Geographic Italia e Spagna Miei lavori sono stati esposti nell’ambito di festival di fotografia (Valentano Fotografia, Mostre diffuse di Fotografia di Magliano in Sabina, Narnimmaginaria).
Ho esposto i miei lavori in mostre collettive e personali.
Alcuni miei reportage sono stati pubblicati su riviste on line dedicate ai viaggi e al turismo
Titolo del lavoro presentato:
A Concrete Growing
Descrizione del lavoro presentato:
Il Bangladesh è uno dei paesi più densamente popolati al mondo e ha una popolazione in rapida crescita.
Dhaka, divenuta nel 1971 capitale del nuovo Bangladesh indipendente e che contava allora circa 1 milione di abitanti, è oggi la decima citta per popolazione con i suoi circa 18 i milioni di abitanti.
Accanto allo sviluppo di nuove infrastrutture finanziate dal governo, e alla nascita di aree commerciali e direzionali frutto del finanziamento privato, prende piede un nuovo modo di abitare perlopiù destinato ai ceti medio alti che sfruttano la sfrenata crescita economica del paese.
Questa è la vetrina del nuovo Bangladesh e della crescente domanda residenziale di Dacca e del suo nuovo popolo ma la realtà è fatta perlopiù di espansione disordinata e caotica. Una moltitudine di costruzioni di ogni tipo, senza alcuna regola o strategia, senza rispetto per l’ambiente, fatta solo per accogliere la moltitudine di persone.
Una febbre di cemento e mattoni che occupa circa 2,4 milioni di persone nell’industria delle costruzioni che rappresenta per circa il 20% dell’economia bengalese e ne è il traino principale.
Sulla città si riversa la ricchezza del paese e uomini e donne dalle zone rurali si spostano qui in cerca di un futuro migliore.
Una manodopera non specializzata, per un’edilizia povera in cui il lavoro si impara sul campo e in cui ci si abitua alla mancanza di regole, dove le tecniche moderne trovano ancora poco spazio e la sicurezza non trova ospitalità. Una manovalanza bassa, che non si ferma davanti alla fatica, che ogni mattina si ritrova sulle rive del fiume Buriganga dove arrivano navi cariche di materiali da costruzione: mattoni, sabbia e ghiaia da distribuire nei diversi cantieri cittadini, carbone necessario ad alimentare le fornaci per la produzione di laterizi che a migliaia circondano la città.
Ogni mattina, uomini e donne si caricano sulla testa e sulle spalle il futuro e il sogno di benessere del paese; per pochi taka , quelli che per loro fanno la differenza tra miseria e dignità, quelli che per un po’ gli consentiranno di non rimpiangere di aver scelto di inseguire il sogno di una vita migliore nella grande città
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