Caterina Barghini
Caterina Barghini
Mi appassiono alla fotografia forse ad 8/9 anni quando con le macchinette poco più che giocattolo, sento la necessità (che all'epoca poteva essere forse più in divertimento istintivo) di immortalare ogni cosa e persona che voglio ricordare, così come era in quell'istante.
Solo intorno ai 20 anni mi decido ad acquistare una reflex, all'epoca analogica ed a seguire dei corsi di fotografia. La tecnica mi resta molto superficiale e non vi presto molta attenzione, solo dopo molti anni comincerò a capirne l'importanza ed ad applicarla, nell'ambito amatoriale quale tutt'ora peregrino.
L'hobby resta poi impolverato per qualche anno, il lavoro, l'età, mi portano ad accantonarlo a favore di esperienze appunto da ventenne senza ulteriori approfondimenti.
Solo pochi anni fa a seguito di alcune vicissitudini personali, decido di portare quanto più in fondo possibile il percorso didattico e ludico della fotografia. Ormai siamo ampiamente ai tempi del digitale, le nozioni sono sostanzialmente uguali ma completamente differenti; è come scoprire e riscoprire ed ancora oggi spazio nei generi fotografici per capire dove sopisca un eventuale potenziale, riprendendo nuovamente in mano anche le mie vecchie camere analogiche. Ad adesso ho bisogno di scattare per raccontare, per esprimere, per “scrivere con la luce”, letteralmente.
La soddisfazione più grande che ho tratto e traggo è stata creare un gruppo di amici appassionati di fotografia con cui condividere le opinioni ed il tempo, una “comfort-zone” dove ripararsi nei momenti in cui necessito di ripristinare i livelli di stress. Amo non dovermi dare un limite né all'espressione né al genere, è un gran senso di libertà spaziare dai concetti astratti ai paesaggi, dai ritratti al reportage. Sono contenta che la maturità non porti solo sconforto ed amarezze, ma consapevolezze e passioni.
Spaccacuore
Non è stato un progetto facile; di amore non parlo, ne esprimo forse troppo poco, lo vivo
inconsapevolmente. Ammetto, non ne faccio vessillo o stile di vita.
Ma per dare moto al progetto la prima cosa a dare la spinta è stato il sentimento paradossalmente
per me, proprio universale. Il Mondo. Il Mondo come figlio di cui avere cura, da far nascere e
rinascere. La forza innata e quasi soprannaturale di chi porta in grembo.
Guardo, osservo e noto che spesso chi ama qualcuno in un modo considerato ancora “poco
convenzionale”, continua a temere giudizi altrui. I due re di due differenti colori sulla scacchiera,
amplificati dalla loro ombra, vorrebbero incoraggiare chi si sente in qualsiasi modo “poco
convenzionale” nell'amare a vivere il sentimento dell'amore, come qualsiasi altro, in maniera totale
e naturale.
Quando poi l'amore coinvolge me, è inevitabile pensare a chi non c'è più: non deve né vuole essere
limitante, l'immagine è infatti bianca. Una persona cara, l'animale da affezione, ma spesso anche sé
stessi. Poter ricordare tramite un'immagine ed una candela votiva, aiuta, dicono, ad elaborare ogni
lutto. Immaginiamo quindi dentro la cornice qualsiasi anima che abbiamo bisogno di sentire vicina.
Anche la nostra.
Nell'indole di ogni genitore c'è la protezione incondizionata verso la prole. Come anche in natura.
L'amore di un genitore, nonno, amico che difende e protegge dalle tempeste esterne semplicemente
chi è indifeso o inesperto per affrontare da solo il mondo ed i suoi pericoli.
L'amore è anche ferire. Ferire od essere feriti. Proprio mossi dall'amore non facciamo vedere quanto
questo ci faccia soffrire e “sanguinare” dentro, come impacchettiamo il nostro cuore e lo lasciamo
riposare attendendo che il tempo faccia il suo dovere riparando i danni. L'amore o ciò che viene
scambiato per esso puo' essere fin troppo crudele.
Questo è uno sguardo sgangherato con foto sgangherate, creato da chi si confonde ancora davanti a
questo sentimento, vi si nascone e vi sfugge, da chi non è una sola ma mille, perchè proprio l'amore
fa di noi quello che siamo in ogni singola sfaccettatura.
Dedicato a chi ama ed a chi vuole imparare